Questo articolo sugli italiani in Inghilterra non è inteso come uno studio statistico rigoroso, ma vuole fornire spunti di riflessione e una panoramica dei dati attualmente disponibili su questo tema. Se notate errori, fatecelo sapere!
Articolo aggiornato al 1 novembre 2023 – terza versione.
Quanti sono gli italiani in Inghilterra? Rispondere non è facile. Anzitutto occorre mettersi d’accordo sulla definizione di italiano: cittadino italiano? Persona con il diritto a diventare cittadino? Discendente di italiani? Non esiste una definizione corretta, dipende dallo scopo dell’indagine! Ad esempio, se ci si sta preoccupando di EU Settlement Scheme non occorre preoccuparsi dei cittadini italiani naturalizzati britannici. Se, invece, si vuole stimare il volume di servizi consolari che è necessario erogare allora questi ultimi vanno considerati… e così via.
In questo articolo proviamo a contare i cittadini italiani in Inghilterra. Ci sono tre fonti principali, e ufficiali, da cui è possibile attingere dati:
Gli iscritti all’AIRE
I numeri: ~485744, composto da 371544 (Londra, al 31 ottobre 2023, con un coefficiente al 98.5% per escludere il Galles) e 114200 (Manchester, al 3 ottobre 2023).
I limiti: se iscriversi all’AIRE è un obbligo di legge, farlo è un’azione volontaria, e la non ottemperanza è sanzionata solo in teoria. Nel 2017 si stimava che quasi un italiano su due in UK non fosse iscritto all’AIRE (vedi anche qui), e anche oggi sappiamo che tanti italiani (molti meno di prima, complice la Brexit e l’introduzione di un sistema digitale di iscrizione, ma quanti?) non sono iscritti all’AIRE [1] [2].
Un aspetto positivo è che il ritorno in Italia o al trasferimento in altra nazione comporta l’aggiornamento della propria posizione AIRE (almeno in teoria), quindi tra le tre fonti questa è la migliore per stimare i flussi di italiani in uscita dall’Inghilterra in percentuale.
L’iscrizione all’AIRE è inoltre un parametro assai preciso per alcune categorie: ad esempio, un bambino nato in UK infatti deve iscriversi all’AIRE per risultare cittadino italiano, e analogamente italiani nati in paesi terzi sono di solito in regola con l’iscrizione all’AIRE, essendo essa un prerequisito essenziale all’ottenimento o al rinnovo dei documenti italiani.
Le statistiche di Home Office su EU Settlement Scheme, visti e gli italo-britannici
I numeri: ~546800.
Da EUSS: 499270 in tutta UK, calcolato come 641390 domande, di cui 120460 ripetute (Tabella EUSS_RA_02), e 21660 rifiutate. Di queste, il 92% è stimato in Inghilterra (Tabella EUSS_01), dunque 459328.
Da visti: ~9485 (Tabella CoS_D02, 4999 work + 4484 study, esclusi i visitor), stimando di nuovo il 92% in Inghilterra.
Cittadini britannici: ~78000. Home Office indica dal 2011 ad oggi 43803 naturalizzati (Tabella Cit_D02), stimando di nuovo il 92% in Inghilterra. Inoltre, nel 2021 lo studio del Consolato (p.23) rilevava ben 107500 italiani nati nel Regno Unito. Se è vero che nascere in UK non dà necessariamente la cittadinanza in automatico, la dà se si è figli di almeno un genitore “settled” o britannico. Inoltre non va sottovalutato l’impatto delle comunità italiane storiche. Considerando tutti questi dati, la crescita della comunità negli ultimi anni e l’età media (p.15 e p.27), e il fatto che nel 2011 in Inghilterra+Galles i britannici con doppia cittadinanza di un paese “EU15” erano in totale appena 39,961 (fonte), stimiamo con molta incertezza a 78000 il numero di italo-britannici.
I limiti:
EUSS: ottenere uno status era estremamente facile prima del 31 dicembre 2020, e complice la pandemia molte di queste persone non sono più nel Regno Unito, dunque questo dato sovrastima di molto. Stimare i flussi in uscita è assai complesso. Segnaliamo inoltre che vari organi di stampa prendono il dato grezzo di 635000 domande da parte di italiani, senza sottrarre né le domande ripetute (spesso conversioni in settled status, ad oggi già più di 100mila) né i rifiuti, quando sono ben documentate migliaia di domande presentate da chi non aveva diritto tra il 2021 e oggi.
Visti: è difficile recuperare dati precisi al riguardo, anche considerando i moltissimi tipi di visto nel nuovo sistema post-Brexit. Tuttavia, la cifra appare essere una percentuale ridottissima del totale, e non siamo andati più a fondo.
Cittadini britannici: per le naturalizzazioni, abbiamo considerato solo chi si è naturalizzato dal 2011 ad oggi. Naturalmente, non è detto che tutti i naturalizzati vivano ancora in Inghilterra. Alcune persone avranno inoltre ottenuto uno status e poi la cittadinanza britannica, e saranno quindi state contate due volte nel calcolo qui sopra. I limiti della nostra stima sono indicati qui sopra.
Il Census del 2021
I numeri: 443738
Da Census: 368738 (Census 2021 italian passport holders).
Da naturalizzazione: Cittadini britannici: ~75000 (vedi sopra per come è stimato questo dato)
I limiti: il Census è stato condotto nella primavera del 2021, periodo in cui molte restrizioni causate dal Covid-19 erano ancora in vigore, e durante il quale molti italiani si trovavano ancora in Italia per stare vicino ai propri familiari, potendo lavorare da remoto.
Nelle statistiche attuali del Census le persone con più di un passaporto sono state incluse solo in una categoria, dando priorità a quello britannico. Abbiamo quindi riutilizzato il dato sulle naturalizzazioni post-2011, con i limiti di cui sopra.
Il Census ci dice anche che ci sono 276669 residenti in Inghilterra che sono nati in Italia, un dato notevolmente inferiore al numero di cittadini italiani. Ciò parrebbe evidenziare il peso e radicamento della comunità italiana storica in Inghilterra, ma in realtà a dominare è l’eterogenea composizione dei possessori di cittadinanza italiana: lo studio del Consolato ci dice che circa 80000 italiani in Inghilterra (e Galles) sono nati in Sud America e nel sub-continente indiano, numero coerente con il dato del Census. Ciò, a sua volta, avvalora la precisione dell’AIRE nello stimare il numero di italiani in Inghilterra nati in paesi terzi.
E dunque, quanti italiani ci sono in Inghilterra?
Quanti italiani, quindi?
- L’AIRE è una metrica che, per sua natura, tende a stimare per difetto. Sappiamo infatti che alcuni italiani, pur vivendo in Inghilterra, non sono iscritti all’AIRE.
- Il dato delle domande EUSS tende a stimare per eccesso, e non registra i flussi in uscita.
- Infine, il Census dovrebbe essere una fotografia assai precisa della situazione nella primavera 2021, ma a causa della pandemia probabilmente sottostima di molto il numero attuale di italiani in Inghilterra.
Tutto considerato, il dato reale ad oggi (Novembre 2023) sembra essere intorno a:
~520mila italiani in Inghilterra
che, applicando il coefficiente del 92% discusso qui sopra, si traduce in 565000 italiani nel Regno Unito.
Trend e commento
Questo numero è in crescita? In diminuzione? Stabile? È una domanda a cui è assai difficile rispondere. In seguito alla Brexit, il fenomeno noto come “emersione” mostra una grande crescita nelle iscrizioni all’AIRE, che però sembra riflettere più l’ottemperanza tardiva all’obbligo di legge che l’effettiva crescita della popolazione italiana in Inghilterra.
Inoltre, naturalmente, le domande EUSS non possono che aumentare, e il prossimo Census sarà nel 2031.
Molti britannici, discendenti o coniugi di italiani, hanno inoltre avviato la procedura per l’acquisizione della cittadinanza italiana pur senza l’intenzione di trasferirsi in Italia, così da rimanere cittadini di un paese dell’Unione Europea anche dopo la Brexit.
Quello che è sicuro è che la popolazione italiana nel Regno Unito abbia visto una crescita vertiginosa negli ultimi dieci anni, aumentando di circa il 300%. Tuttavia, con l’impatto della pandemia nel 2020 e della Brexit dal 2021 in poi, con le notevoli barriere di ingresso che ostacolano l’immigrazione “non qualificata”, sarebbe poco saggio utilizzare i dati pre-2019 per provare a stimare il trend futuro degli italiani nel Regno Unito.
La Brexit con il suo sistema di immigrazione a punti, la diffusione della possibilità di lavorare da remoto, e la continua variazione delle politiche sul lavoro italiane rendono difficile se non impossibile fare una previsione sul futuro.
Riscontriamo una tendenza politica-sociale nell’insistere che gli italiani nel Regno Unito continuino a crescere anche dopo la Brexit, che attribuiamo a un riflesso dell’analoga tendenza commerciale e diplomatica che insiste come i rapporti tra Italia e Regno Unito non siano mai stati migliori. Questa nozione è apparsa ripetutamente in molti articoli di stampa italiani, arrivando persino a stime roboanti come “700mila italiani nel Regno Unito”, mai giustificate dai dati. È vero che gli iscritti all’AIRE sono in crescita, tuttavia si tratta in larga parte di italiani già presenti nel Regno Unito da anni che si iscrivono per poter rinnovare i propri documenti, un fenomeno documentato detto “emersione”. Altresì, è vero che la spinta a lasciare l’Italia per i giovani, spesso definita “fuga dei cervelli”, non si arresta e che il Regno Unito continua ad essere una meta molto desiderata. Tuttavia, questo desiderio non si traduce in realtà: trasferirsi nel Regno Unito dopo la Brexit è estremamente difficile, e parecchio costoso: come abbiamo visto dalle statistiche ufficiali qui sopra il numero di visti per lavoro o studio rilasciato a italiani è estremamente basso. Abbiamo visto stime spingersi fino a 700mila connazionali: alla luce dei dati su EUSS, visti e naturalizzazioni, se davvero fosse così saremmo di fronte a decine di migliaia di italiani irregolari, impossibilitati a trovare un lavoro, affittare una casa o andare in vacanza per poi rientrare nel Regno Unito. Per fortuna, non è così né ci sono segnali di un simile numero di connazionali in situazioni di disagio.
Le conseguenze dell’insistenza mediatica sull’aumento degli italiani nel Regno Unito, che non trova riscontro nella realtà, sono quelle di causare frustrazione in molte persone che, volendo trasferirsi qui, non ci riescono… o, peggio, di incoraggiare l’immigrazione illegale di chi pensa che anche gli altri debbano aver fatto così, stante le difficoltà nell’ottenere un visto.
Conclusione e appello
Concludiamo con un appello: l’iscrizione all’AIRE è una tutela che, soprattutto dopo la Brexit, è diventata sempre più importante, ed è peraltro una delle metriche principali con cui le risorse vengono allocate dal Ministero degli Esteri a Consolati, Comites e alle associazioni. Se non siete iscritti… iscrivetevi, e invitate i vostri amici a iscriversi!