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Doppia cittadinanza italo-britannica: consigli

Nulla in questa pagina costituisce legal advice o immigration advice: l’obiettivo è unicamente fornire informazioni generali sulla naturalizzazione e sulla doppia cittadinanza italo-britannica. Per questioni relative alla propria situazione personale consigliamo caldamente di rivolgersi ad avvocati competenti nel tema: un possibile punto di inizio è il forum EU Nationals in the UK, gestito da legali che rispondono gratuitamente ai quesiti degli utenti pro bono (gratis).

La naturalizzazione

La naturalizzazione è il processo legale attraverso il quale un individuo acquisisce la cittadinanza di un altro paese diverso da quello in cui è nato o di cui è già cittadino. Un italiano che vive nel Regno Unito può ottenere la cittadinanza britannica al costo di £1580 (dal 4 ottobre 2023) se soddisfa i requisiti previsti dalla legge britannica, che (salvo eccezioni) includono ad esempio:

  • Aver vissuto nel Regno Unito per almeno cinque anni (o tre anni se sposato/a con un cittadino britannico e titolare di un visto di residenza permanente).
  • Aver ottenuto l’Indefinite Leave to Remain (ad esempio il settled status), o il diritto alla stessa, da almeno un anno, salvo eccezioni.
  • Non aver superato i 90 giorni di assenza negli ultimi 365 giorni, e i 450 giorni negli ultimi 5 anni.
  • Dimostrare di essere stati presenti nel Regno Unito esattamente 5 anni prima del giorno in cui Home Office riceve la domanda di naturalizzazione.
  • Avere un buon livello di conoscenza della lingua inglese (B1 o superiore).
  • Aver superato il test “Life in the UK” sulla cultura britannica.
  • Avere un buon comportamento, ad esempio non avere subito condanne penali e non avere violato le leggi sull’immigrazione.

La doppia cittadinanza, ovvero essere sia cittadini italiani che cittadini britannici, è permessa rispettivamente dalla Legge n. 91/1992 per l’Italia, e dal British Nationality Act del 1981 (e successive modifiche) per il Regno Unito.

Chi volesse presentare domanda di naturalizzazione per ottenere la cittadinanza è fortemente incoraggiato a chiedere consiglio a un legale esperto in immigrazione prima di inviare la domanda di naturalizzazione. Consigliamo anche il forum EU Nationals in the UK, e l’archivio del forum UKCEN.

Come per tutte le altre query di immigrazione, è illegale dare consigli personalizzati se non si è autorizzati a farlo. Raccomandiamo dunque di affidarsi soltanto a professionisti registrati con OISC, o ad avvocati… meglio se membri ILPA.

Fare qualche errore non implica sempre un rifiuto automatico, anzi: i caseworker sono incoraggiati dalla guidance a valutare se applicare discrezione. Tuttavia, a quel punto dipende da loro, e in caso di rifiuto non si ha diritto al rimborso dei soldi pagati per mandare l’application, al momento £1580, e in precedenza £1330 fino al 3 ottobre 2023.

Parte dei requisiti è aver superato il Life in the UK test, 24 domande a risposta multipla su temi relativi alla storia e ai costumi del Regno Unito. Due dritte. La prima: non comprate il libro o l’ebook! Si trova legalmente e facilmente gratis in formato PDF sul web. La seconda: si trovano tanti siti web e app che “simulano” il test… alcuni contengono domande difficilissime e inverosimili, altri al contrario domande troppo facili. Questo sito contiene sedici test con domande che sono state davvero chieste all’esame. Avendolo fatto io stesso, vi confermo che 24 domande su 24 che la maggioranza delle domande chieste durante il test era in almeno uno di quei sedici test. Ovviamente, nuove domande vengono aggiunte regolarmente, e non è detto che vengano immediatamente inserite sul sito web: studiate!

Data la delicatezza della materia, per il momento abbiamo scelto di non trattare l’argomento della naturalizzazione più di così. Consultate le informazioni sul sito del governo, e se avete dubbi rivolgetevi a degli avvocati esperti in immigrazione per chiarire qualsiasi dubbio. Potete anche consultare la guida step-by-step del Forum UKCEN.

Precisiamo che da molti anni è decaduto l’obbligo di informare il governo italiano della acquisizione di una cittadinanza straniera (Articolo 24 L 91/1992, abrogato dall’art. 110, D.P.R. 3 novembre 2000, n. 396), quindi non dovrete comunicare nulla al Consolato o all’Italia in generale.

Una volta ottenuta la cittadinanza, bisognerà fare domanda per il passaporto britannico. Sono due procedure separate, una dopo l’altra. Prima quando si faceva domanda per un passaporto britannico era sempre necessario inviare tutti i propri passaporti, ma da agosto 2023 in alcuni casi Home Office permette di inviare in alternativa fotocopie a colori di ogni pagina del passaporto, facilitando la vita a chi avesse bisogno di viaggiare. Al momento sembra che questo non si applichi a tutti, quindi raccomandiamo di seguire attentamente le istruzioni che appariranno nel vostro caso specifico.

Chi decidesse di inviare comunque il passaporto, o qualora Home Office ne richiedesse l’invio, raccomandiamo di utilizzare una busta prepagata “tracked” e di includerne un’altra per il ritorno, così da poter monitorare la spedizione del vostro documento.

Cosa fare, dunque, se si volesse viaggiare dopo aver ottenuto la cittadinanza, ma prima di aver ottenuto il passaporto britannico? Anzitutto per chi avesse scelto di inviare il proprio passaporto vi ricordiamo che è possibile viaggiare con la propria carta di identità per i possessori di presettled o settled status. Inoltre, gli esperti del forum UKCEN hanno consigliato di viaggiare con il proprio documento UE, e in aggiunta stampare la lettera di conferimento dello status (o analoga prova, come uno share code), portare con se una copia del certificato di naturalizzazione e, se è stata fatta, portare con se una copia dell’application per il passaporto britannico.

Passaporto britannico
In seguito alla Brexit i passaporti britannici sono tornati ad essere blu anziché rossi.

Doppio cittadino: con quali documenti viaggiare?

Uno dei dubbi più frequenti per chi ha due cittadinanze è con quali documenti debba viaggiare. È presto detto: chi è cittadino di un paese ha sempre diritto di ingresso senza restrizioni nel paese stesso, e dunque il tema diventa come dimostrare all’ufficiale di frontiera che si è cittadini del paese in questione. Dunque:

  • Per viaggiare verso l’Italia è opportuno usare un documento italiano, passaporto o carta di identità.
  • Per viaggiare verso il Regno Unito è opportuno usare il passaporto britannico.
  • Per viaggiare verso un paese dell’Unione Europea è opportuno usare un documento italiano, passaporto o carta di identità. Fa eccezione l’Irlanda per cui è opportuno usare un passaporto britannico a causa delle regole della Common Travel Area.
  • Per viaggiare verso altri paesi è opportuno usare il passaporto che rende più facile ottemperare a eventuali obblighi o requisiti come visitatore.

Ad esempio, se un doppio cittadino residente nel Regno Unito volesse trascorrere qualche giorno in Italia, il modo migliore di procedere è utilizzare un documento italiano all’andata, e il passaporto britannico al ritorno. Per ulteriori dettagli, è possibile consultare l’approfondimento di the3million.

E se si usa il documento sbagliato, è un problema? No, ma può essere un fastidio: il vostro documento potrebbe essere timbrato, o registrato elettronicamente come visitatore, il che potrebbe richiedere una rettifica successiva. Beninteso: non stareste violando la legge, in quanto doppi cittadini è un vostro diritto entrare nei rispettivi paesi, ma dovete essere in grado di dimostrarlo alla frontiera (e la propria cittadinanza si dimostra con un documento!). Inoltre, tra il 2023 e il 2024 entreranno in vigore dei visa waiver sia per visitare l’Unione Europea (ETIAS) che per visitare il Regno Unito (ETA), e ciò renderà la vita difficile a un britannico che prova a viaggiare verso il Regno Unito con un documento italiano, o viceversa.

Un’ulteriore precisazione: il documento che viene inserito nella prenotazione del volo, e utilizzato dalla compagnia aerea per l’identificazione, non deve necessariamente essere quello che viene presentato all’ufficiale di frontiera. Dunque nel caso di un volo andata e ritorno chi intende utilizzare due documenti diversi può inserire un documento per il check-in, e presentarne un altro all’ufficiale di frontiera. Qualora la compagnia aerea lo richiedesse, tuttavia, è bene essere pronti a esibire il documento che si intende utilizzare alla frontiera in fase di imbarco.

Bambini nati in UK

Un bambino nato nel Regno Unito non è, purtroppo, necessariamente un cittadino britannico. Affinché l’acquisizione della cittadinanza per un bambino nato nel Regno Unito sia automatica (e gratuita) occorre che almeno uno dei due genitori fosse britannico, o possedesse al momento della nascita una forma di ILR (ad esempio il settled status), o avesse diritto a possederla. La recente sentenza dell’High Court sembra aver modificato un precedente requisito: ora dovrebbe essere sufficiente poter dimostrare che al momento della nascita si aveva diritto al settled status, anche se non era già stato ottenuto (fonte: 3.13, FAQ The3Million), ma consigliamo di chiedere un parere legale.

Un bambino nato nel Regno Unito i cui genitori non soddisfano quanto sopra, o un’altra delle condizioni indicata nella guidance, non è cittadino britannico ma potrà fare domanda di naturalizzazione e diventare britannico se uno dei genitori acquisisce una forma di ILR, o se vive nel Regno Unito per dieci anni senza superare il limite annuale di assenze. In questo caso ricordate che è necessario fare domanda di status per il bambino entro tre mesi dalla nascita!

E se il bambino nasce all’estero? Se uno dei genitori è britannico ed è nato in UK, la cittadinanza è automatica. In caso contrario, occorre fare domanda. Se nessuno dei genitori è britannico e il bambino nasce all’estero, invece, non ci sono agevolazioni particolari. Ricordate che se il bambino non è cittadino britannico è necessario fare domanda di status per il bambino se si intende portarlo con se a vivere nel Regno Unito.

Le autorità consolari

Anzitutto ripetiamo che da molti anni è decaduto l’obbligo di informare il governo italiano della acquisizione di una cittadinanza straniera (Articolo 24 L 91/1992, abrogato dall’art. 110, D.P.R. 3 novembre 2000, n. 396), quindi non dovrete comunicare nulla al Consolato o all’Italia in generale.

In qualità di cittadini italiani, si mantengono tutti i diritti che si possedevano: il diritto di voto nelle elezioni, si ha diritto all’assistenza da Consolati e Ambasciate italiani nel mondo, ed è opportuno mantenere aggiornata la propria posizione anagrafica AIRE, dotarsi dello SPID, e seguire le altre raccomandazioni generali.

In qualità di cittadini britannici, si acquisiscono tutti i relativi diritti: si potrà votare nelle elezioni politiche nel Regno Unito, e si potrà beneficiare dell’assistenza consolare britannica in tutti i paesi del mondo, inclusa l’Italia! In caso di necessità, potrete rivolgervi all’Ambasciata Britannica a Roma, o al Consolato Britannico a Milano.

Ambasciata britannica a Roma
Ambasciata britannica a Roma. Foto di Blackcat – Opera propria, CC BY-SA 3.0

Passaporto britannico e passaporto italiano: differenze

Se, come abbiamo spiegato, è opportuno usare un documento italiano per andare in Italia e il passaporto britannico per andare nel Regno Unito, quale è meglio utilizzare per viaggiare verso paesi terzi? Nel caso dell’Unione Europea, ci sono pochi dubbi: l’Italia è un paese UE e Schengen, e dunque il passaporto italiano è estremamente preferibile a quello britannico.

Nel caso di altri paesi, il sito web Passportindex.org permette di confrontare rapidamente le differenze tra due passaporti, e valutare quale sia meglio utilizzare per recarsi in un paese terzo. Nella maggioranza dei casi il passaporto italiano appare superiore o equivalente a quello britannico, ma ci sono delle eccezioni.

La posizione del passaporto britannico nella classifica peggiorerà a breve: infatti, tra il 2023 e il 2024 entreranno in vigore dei visa waiver per visitare l’Unione Europea (ETIAS), il che renderà il passaporto italiano la scelta migliore anche per brevi visite turistiche.

Confronto visivo tra passaporto italiano e britannico
Confronto visivo a cura di www.multinational.io

La “Comprehensive Sickness Insurance” (CSI).

Come menzionato in precedenza, per la naturalizzazione ci sono requisiti stringenti e non è affatto automatico ottenerla: il più problematico tra tutti è la “Comprehensive Sickness Insurance” (CSI). Tuttavia, da giugno 2022 i possessori di Settled Status non devono più dimostrare nulla in merito alla CSI: non devono neanche menzionarla, in base alle nuove linee guida del 28 giugno 2022 (pag. 28).

Di cosa si trattava?
In sintesi, una vecchia legge europea prevedeva che un residente in UK che fosse student o self-sufficient (e non chi aveva un lavoro di qualsiasi tipo, inclusi i self-employed) dovesse, per essere legalmente residente, avere una “Comprehensive Sickness Insurance”: un’assicurazione sanitaria in grado di rimborsare tutte le spese sanitarie sostenibili. La procedura usuale per ottenere la cittadinanza britannica prevede una verifica per gli anni precedenti al vostro (pre)settled status, fino a 10 anni indietro, del fatto che foste in regola con le leggi sull’immigrazione, tra cui appunto questa. Visto che non averla non precludeva l’accesso all’NHS, quasi nessun cittadino europeo ha mai sentito parlare di questa CSI… il che rendeva di fatto potenzialmente “illegale” la residenza di coloro che sono stati studenti o persone autosufficienti negli anni precedenti all’ottenimento del PSS. Importante notare che non appena si ottiene lo status (PSS o SS) già non era più necessario avere la CSI per essere legalmente residenti in UK…
Il discorso si complicava ancora di più quando si considera che la tessera sanitaria europea (EHIC) di un altro paese è in teoria considerata valida come CSI… ma, come sappiamo, gli iscritti all’AIRE la perdono (e iscriversi è obbligatorio). Tuttavia, un recente ruling della corte europea ha ribaltato la posizione dell’Home Office, decretando che avere accesso all’NHS conta come CSI, e il 28 giugno questa decisione è stata implementata nella linee guida dell’Home Office.

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