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Investire in azioni in UK

Nulla in questa pagina costituisce financial advice o tax advice riguardo l’investire in azioni: l’obiettivo è unicamente fornire una guida sintetica e introduttiva all’universo degli investimenti in azioni e bond nel Regno Unito, molto diverso da quello italiano. Non investire capitale che non ci si può permettere di perdere.

Rispetto all’Italia, il Regno Unito agevola molto di più la partecipazione dei cittadini al mercato azionario. Nell’articolo sulle pensioni in UK abbiamo già visto come la maggior parte delle Workplace Pensions sia in realtà un vero proprio fondo d’investimento gestito dalle relative board. Insomma: al contrario dell’Italia, l’inglese medio partecipa (più o meno direttamente) attivamente al mercato azionario.

iPhone con grafico azionario

Perché investire?

Non possiamo negarlo: viviamo in un mondo governato dal capitalismo… lo scopo principale della maggioranza delle aziende è aumentare il valore delle proprie azioni, a beneficio dei propri azionisti. L’idea stessa di crescita economica è ciò che governa, attualmente, il mondo occidentale.

L’approccio dei “soldi nel materasso” (o fermi sul conto in banca) rappresenta, negli scorsi decenni, una perdita. Prima della crisi del 2022, l’inflazione media in UK era del 2%, e ora è più alta: questo significa che ogni anno i contanti “fermi” perdono il 2%, o più, del loro potere d’acquisto. Di fatto, si diventa più poveri.
In aggiunta a ciò, la sterlina è una valuta nazionale, e potrebbe essere dunque soggetta a svalutazione in un possibile futuro più facilmente rispetto a valute come l’euro. Non dimentichiamo come la sterlina perse circa il 30% del suo valore nei mesi dopo il referendum della Brexit.

Investire i propri risparmi, ovviamente secondo il proprio profilo di rischio (si va da asset molto sicuri come i bond governativi AAA e metalli preziosi, ad asset molto rischiosi come azioni di società pubbliche o addirittura di startup), è un modo per partecipare attivamente alla crescita economica mondiale, per non lasciare i risparmi in balia dell’inflazione e dell’eventuale svalutazione della sterlina, e infine per beneficiare della “magia” dell’interesse composto: prima si inizia ad investire, più questa reazione a catena può produrre valore. Un rimpianto comune tra gli investitori è di non aver iniziato prima.

Ovviamente, ciò non vuol dire che si debba “buttarsi” senza aver compreso a pieno rischi, costi e benefici. La prima parte è sempre di ricerca, il che può includere l’investimento di una piccola somma per “capire come funziona” (grazie ai broker a costo zero, è possibile di fatto fare esperimenti non essendoci somme minime rilevanti da investire o costi di entrata).

Gli ISA (Individual Savings Account)

Gli ISA sono uno strumento finanziario che permette di investire i propri risparmi senza pagare tasse sui guadagni. Chiunque sia pratico del sistema italiano (tassare quasi tutto il capital gain al 26%), capirà che si è già di fronte ad un approccio radicalmente diverso: nel Regno Unito gli investimenti sono davvero accessibili a tutti.

Per investire in azioni, serve un ISA di tipo “Stocks and shares”, che può includere nel proprio portfolio:

  • Azioni in compagnie (ad esempio Amazon, Google, Tesla,…).
  • Fondi di investimenti e Trust.
  • Bond (governativi e non).

Se si possiedono azioni non incluse in un ISA, non è possibile trasferirle. Pertanto, è consigliabile iniziare a investire con un ISA: i benefici sono molteplici, e il costo è (facendo la scelta giusta) irrisorio.

Banche, broker privati, o altre istituzioni offrono la possibilità di aprire un ISA: se ne può avere al più uno di ogni tipo. Per poter aprire un ISA, bisogna essere residenti nel Regno Unito. Noi consigliamo Freetrade, gratuito, per via dell’ottima interfaccia e dei valori dell’azienda che incoraggia l’investimento responsabile, ma ce ne sono tantissimi: do your own research!

Ogni anno fiscale (che, ricordiamo, va dal 6 Aprile al 5 Aprile dell’anno successivo) è possibile pagare fino a un totale di massimo £20000 nei propri ISA. In altre parole, chi ha ulteriori risparmi da investire dovrà farlo in un altro tipo di account, che sarà soggetto a tassazione (si veda la sezione successiva).

Android per investire in azioni

Si possono ritirare in ogni momento i soldi dal proprio ISA, eventualmente vendendo le azioni che avevate comprato.

Tutte le informazioni più aggiornate, inclusi i limiti annuali, sono disponibili come sempre sulla pagina dedicata agli ISA su gov.uk.

I LISA

Il LISA è un particolare tipo di ISA che può essere aperto da chi ha tra i 18 e i 40 anni, e permette di versare fino a £4000 all’anno (che sono compresi nel totale di £20000 che si può versare in ogni anno in account ISA) ricevendo un bonus governativo del 25%, fino a £1000 all’anno.

In altre parole versando £4000 in un anno si ricevono £1000 extra nell’account, che sono poi liberamente investibili negli strumenti finanziari che preferite.

Tuttavia, esistono dei limiti nell’utilizzo di questi soldi: si possono ritirare senza penalità solo:

  • Per comprare la prima casa, cioè come first time buyer (non dovete aver mai posseduto una casa o parte di essa), e inoltre occorre prendere un mutuo, e pagare massimo £450000 di prezzo totale. Ulteriori dettagli qui. Occorre che il LISA sia aperto da almeno 12 mesi.
  • Dopo aver compiuto 60 anni.
  • Si hanno meno di 12 mesi di vita.

I LISA rimangono attivi anche dopo i 40 anni, ma non si possono più aggiungere somme.

Le tasse

In linea di massima ci sono tre tipi di tasse per gli investitori:

  • Stamp Duty Tax. Ogni volta che si compra o vende un’azione sul mercato di Londra, si paga lo 0.5% dell’importo della transazione in tasse. Quasi sempre, il vostro broker applicherà automaticamente la tassa per voi. Importante ricordate che le azioni straniere (ad esempio USA) e gli ETF (come gli index funds) sono esenti dalla tassa.
  • Capital Gains Tax. Quando si vende un’azione al di fuori di un ISA e si realizza un profitto, questo costituisce reddito tassabile. Il profitto è calcolato dalla data d’acquisto – anche fosse decenni prima! Dunque, finché non si vende, non occorre pagare alcuna CGT anche se il valore aumenta.
    Inoltre, ogni anno c’è un’allowance che non viene comunque tassata di £3000 (di nuovo, notare l’approccio totalmente diverso rispetto a quello italiano di tassare tutto al 26%). In caso di cambiamento, per i lettori del futuro qui si trova quella per il nuovo anno fiscale. Per l’eventuale capital gain oltre quella somma, esso andrà aggiunto agli altri redditi tramite “Self Assessment Tax Return” (la dichiarazione dei redditi), e determinerà una banda di tassazione che dipende dal reddito totale (si veda anche l’articolo Tasse in UK). Come sempre raccomandiamo di rivolgervi a un professionista per determinare con precisione la vostra situazione personale.
  • Dividend Tax. Se le azioni pagassero dividendi, si ha un’allowance di £500 che non viene tassata. Oltre questa somma, di nuovo va considerato il resto del reddito, e si paga secondo tre aliquote crescenti.

Ricordiamo inoltre che, qualora si realizzasse una perdita, in certi casi è possibile detrarla dal totale tassabile.

Se bisogna pagare tasse, occorre compilare un “Self-Assessment Tax Return” (la dichiarazione dei redditi inglese) solo se superate le personal allowances in una delle categorie: in altre parole, come principio generale se non sono dovute tasse non è dovuta neppure la dichiarazione.

Ricordiamo che tutte le azioni in un ISA, i loro capital gain, e i loro dividendi sono esenti da tasse, e non vanno neppure aggiunti alle proprie personal allowances. Ecco l’enorme convenienza di investire tramite ISA.

Per informazioni più dettagliate, rimandiamo a gov.uk come sempre, o all’eccellente guida di Freetrade.

Ricordiamo inoltre che lo status fiscale speciale degli ISA è una norma britannica e non vale altrove. In altre parole in altri paesi gli ISA sono tassati come tutti gli altri investimenti. Se si torna ad esempio residenti in Italia si è soggetti a tutti gli obblighi del caso, sia dichiarativi sia contributivi.

I costi

Ci sono molti tipi di costi che possono incidere sul rendimento netto, alcuni dichiarati in modo evidente, altri “nascosti” dentro prezzi o cambi. Qui di seguito i principali:

  • Commissioni di negoziazione. Alcuni broker fanno pagare una quota fissa per ordine, altri applicano una percentuale sull’importo.
  • Commissioni di piattaforma o custodia. Possono essere mensili o annuali. A volte sono una percentuale sul valore del portafoglio, altre volte una cifra fissa per account.
  • Commissioni dei fondi. Gli ETF e i fondi hanno un costo interno continuo, di solito indicato come Ongoing Charges Figure o TER. Non lo vedete come addebito, perché viene prelevato ogni giorno dal fondo stesso e si riflette nel prezzo.
  • Commissioni di cambio. Quando comprate o vendete titoli in valuta estera il broker converte tra sterline (GBP) e la valuta del titolo. Il costo può essere esplicito come “FX fee” in percentuale, oppure implicito applicando un tasso inferiore a quello di mercato. Lo stesso vale per i dividendi in valuta estera che il broker converte in automatico. Queste commissioni nascoste, proprio come accade per le conversioni di valuta in generale, spesso rappresentano costi nascosti notevoli. Possono essere evitate acquistando solo fondi in valuta GBP (disponibili anche per mercati esteri).
  • Costi di deposito e prelievo. I bonifici bancari in genere sono gratuiti, mentre carte e metodi istantanei possono avere costi. I bonifici internazionali possono prevedere fee bancarie di terzi.
  • Trasferimento titoli. Il trasferimento “in specie” verso un altro broker spesso ha un costo per linea di strumento. Valutate queste voci prima di aprire l’account se pensate di cambiare in futuro.
  • Dati e abbonamenti. Le quotazioni in tempo reale per certe borse richiedono un abbonamento mensile. Le quotazioni con ritardo di 15 minuti sono di solito gratuite. Alcuni broker fanno pagare i feed professionali o le opzioni avanzate di grafici.

Alcune precisazioni

Ribadendo che questo articolo non contiene financial advice, invitiamo però i piccoli risparmiatori a considerare alcuni aspetti: il primo, che in linea generale il Capital Gain è calcolato dal prezzo di acquisto originale del bene, a prescindere dalla data (a meno che il bene non sia venduto e riacquistato in meno di 30 giorni).

Il secondo aspetto, più insidioso, è che se sono dovute tasse sul proprio Capital Gain o sui propri dividendi in molti casi occorre compilare un Self Assessment Tax Return, e in esso svariati moduli assai complessi. Chi finora, data la elevata allowance, non ha dovuto mai dichiarare nulla potrebbe trovarsi all’improvviso di fronte a un problema complesso e alla necessità di rivolgersi a un professionista, con i relativi oneri e dunque un costo ancora maggiore.

Il terzo, ancora più insidioso: calcolare i dividendi non è sempre facile e trasparente come potrebbe sembrare, ad esempio non lo è nel caso di fondi di investimento che reinvestono i dividendi ricevuti in automatico in un portfolio variegato. Di nuovo, in molti casi si renderà necessario ricorrere a un professionista, con tutti i costi del caso.

Quali sono i modi migliori di proteggersi, dunque? Il primo: valutare, se opportuno, di massimizzare ogni anno il contributo al proprio ISA, fissato a £20000. Infatti tutti i guadagni all’interno di un ISA sono esentasse, inclusi capital gain e dividendi! Il secondo: non rimandare al futuro le decisioni, ma valutare attentamente la propria posizione attuale e quali siano le scelte più convenienti.

I broker a costo zero

Storicamente, i costi di accesso al mercato azionario non sono mai stati convenienti per persone che avevano a disposizione solo piccole somme da investire. Questo è radicalmente cambiato nell’ultimo decennio: grazie anche alla diffusione degli smartphone, sono emerse moltissime aziende che permettono di investire in azioni anche piccolissime somme a costi davvero bassi, o in alcuni casi zero. Quando scegliete un broker, fate molta attenzione a due cose:

  • Che compaia sul Registro dei Broker autorizzati da FCA (Financial Conduct Authority)
  • Che l’account sia coperto dal Financial Services Compensation Scheme (FSCS). Quest’ultimo rimborserà fino a £85000 in caso di fallimento del broker. In particolare, è buona norma non superare quella somma investita con un singolo broker, soprattutto se si tratta di una startup (per le quali il rischio di fallimento è ovviamente maggiore).

Tra le varie alternative sul mercato, noi consigliamo i seguenti broker:

Freetrade

Freetrade è una startup nata nel 2018 grazie unicamente al crowdfunding. L’ethos di Freetrade, contrariamente alla maggioranza degli altri broker, è rifiutarsi di fornire strumenti finanziari rischiosi (quali ad esempio CFD, leve e opzioni), e avere come missione l’educare i propri clienti all’investimento responsabile e a lungo termine. Se si cerca un’app per il trading, insomma, Freetrade non è tra le migliori: ma se invece l’obiettivo è investire risparmi e (sperabilmente) vederli crescere negli anni, allora è probabilmente la scelta migliore tra quelle che offrono investimenti non amministrati.

Utilizzando questo link, si riceverà un’azione gratuita random, di valore compreso tra £10 e £200:

Freetrade ha un account gratuito che permette di aprire un ISA e comprare e vendere moltissime azioni, ETF, bond e assets, senza alcuna commissione per quelle in GBP, e con una commissione dello 0.99% su azioni in dollari (USD) sul cambio di valuta. Non ha costi di apertura, mantenimento, ritiro o chiusura. Inoltre, ha un account premium che dà accesso ad azioni aggiuntive e sblocca strumenti più avanzati per effettuare i propri ordini. Ovviamente, tutti gli account sono autorizzati da FCA e protetti dall’FSCS.

Trading212

Trading212 è un broker che dichiara come propria missione quella di offrire a tutti le stesse possibilità di operare sui mercati azionari, democraticamente e con fees basse. Al contrario di Freetrade, Trading212 offre la maggioranza degli strumenti finanziari, inclusi quelli ad alto rischio o che si prestano a speculazioni: per chi volesse cimentarsi nel day trading (strategia, ricordiamo, molto rischiosa e poco remunerativa per la maggioranza di chi ci prova), allora potrebbe essere la scelta giusta.

Trading212 ha un account gratuito che offre tutte le funzioni base, e molte opzioni premium per sbloccare funzioni aggiuntive. Offre anche account ISA gratuiti.

Conclusione

Modellino di un broker

Concludiamo con delle massime che è opportuno seguire sempre quando si parla di investimenti:

Non investire mai somme che non ci si può permettere di perdere.

Do your research: investire è complesso, rischioso, e non adatto a tutti. Ricordiamo che è sempre possibile rivolgersi a intermediari o consulenti finanziari.

Don’t put your eggs in one basket: sempre diversificare, manualmente o utilizzando strumenti appositi come gli index fund.

Have a strategy: quali sono i vostri obiettivi? Che profilo di rischio siete disposti ad avere per raggiungerli? In quale orizzonte temporale? Investire piccole somme per sperimentare può essere divertente, ma quando si parla di grandi cifre o dei propri risparmi è opportuno avere una strategia chiara dall’inizio, e seguirla per evitare decisioni impulsive e non razionali.

Fonti:
Gov.uk Individual Savings Account (ISA)
FCA Regulated Brokers
Why should I invest?

5 commenti su “Investire in azioni in UK”

  1. Salve,
    complimenti per l’articolo, molto chiaro ed istruttivo. Al momento vivo e lavoro in UK e pensavo di investire in Borsa parte dei miei risparmi usando UK online brokers. Ma cosa succede se tra qualche anno vado via da UK, quindi senza essere piu’ residente? posso continuare a mantenere il mio broker account e nel caso vada bene, pagare quello che devo a HRMC in termini di Capital Gain e Divend Tax? Oppure e’ meglio che non inizi niente? La mia idea tornare in Italia da qui a qualche anno.
    Grazie in anticipo,
    Andrea

    1. Caro Andrea,
      la maggioranza dei broker in UK (Freetrade ad esempio) offre i propri servizi solo a residenti nei paesi in cui opera… quindi tornando in Italia dovresti vendere tutto e chiudere l’account.
      Detto ciò, nulla ti impedisce di vendere in UK e ricomprare le stesse azioni da un broker italiano.
      Inoltre con l’occasione ti informo che al momento Freetrade ha in programma di offrire i propri servizi in Italia e altri paesi europei entro fine 2023. In tal caso immagino che non dovresti far nulla se non avvisare il broker che hai cambiato indirizzo.
      Riguardo la questione tasse… le regole sono tanto facili in UK quanto complesse in Italia. Ad esempio nel bel paese in alcuni casi c’è persino una piccola patrimoniale detta IVAFE…
      Non posso darti financial advice sulla tua situazione: alla fine è una tua scelta! Potresti investire ora e liquidare quando tornerai in Italia, oppure non liquidare e rivolgerti a un commercialista esperto, etcetc.

  2. Grazie mille per la tua risposta! Io cerco un investimento a lungo termine, nessun giochetto rischioso in Borsa, quindi seguiro’ il tuo consiglio e cerchero’ un commercialista che mi possa aiutare. Grazie!

  3. Salve
    Avendo fatto trading con un broker in Uk ed essendo cittadino italiano ed aver conseguito un profitto, adesso volevo trasferire cio’ che risulta sul mio conto trading al mio conto bancario italiano. Come devo fare con le tasse? Mi e’ stato detto che per fare tale operazione di trasferimento devo pagare anticipatamente le tasse con bonifico in uk e poi mi sara’ liquidato l’intero ammontare sul mio contocorrente bancario italiano. Funziona cosi’? Grazie per una risposta

    1. Beh anzitutto l’aspetto fiscale dipende da dove è residente.

      Comunque, no, la cosa più facile visto che difficilmente un broker UK farà da sostituito d’imposta per l’Italia è ritirarli in sterline su un conto con coordinate britanniche (se non ne ha uno, lo apra con Wise: https://www.i3italy.org/convertire-tra-sterlina-e-euro/ ), per poi convertirli in euro e inviarli al suo conto italiano, e naturalmente dichiararli in UK e/o in Italia pagando le dovute imposte.

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