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Trasferirsi in UK dopo la Brexit

Nulla in questa pagina costituisce legal advice: l’obiettivo è unicamente fornire una guida sintetica al nuovo sistema di immigrazione per chi vuole trasferirsi in UK, e informare al riguardo. Per questioni relative alla propria situazione personale in tema di leggi sull’immigrazione consigliamo caldamente di rivolgersi ad avvocati competenti sul tema, che vi consigliamo di reperire tramite la lista ILPA.

Dopo quasi cinque anni, la Brexit è diventata realtà. Il Regno Unito è uscito dall’Unione Europea, ed è ora un paese terzo a tutti gli effetti. Chi si era già trasferito ha potuto usufruire dell’EU Settlement Scheme, un programma speciale che però, salvo particolari circostanze, non viene esteso a chi intende trasferirsi dopo il 1 Gennaio 2021.

E allora, cosa bisogna fare per venire a vivere in UK, anche temporaneamente (ad esempio per studiare)? In un altro articolo trattiamo invece le visite sporadiche, ad esempio chi viene per turismo.

https://www.gov.uk/check-uk-visa

Il punto di partenza per tutti è il questionario del governo che indica se vi serve un visto oppure no, e vi indirizza alla tipologia di visto adatta alle vostre necessità

Iniziamo illustrando due fattispecie attraverso le quali molte persone possono ancora ottenere uno status, che è quasi sempre l’opzione preferibile rispetto al visto. Attenzione però: al di fuori di questi due casi, è estremamente sconsigliato fare domanda per uno status a cui non si ha diritto. In fondo all’articolo approfondisco questo argomento, con le relative conseguenze.

Il ricongiungimento familiare

Se avete familiari in linea retta (inclusi figli, genitori, nonni, coniugi o anche fidanzati non sposati, o parenti del coniuge) già residenti in UK che hanno il Settled Status o il Pre-Settled Status, potrebbe essere possibile per voi mandare un’application per il ricongiungimento familiare e ottenere a vostra volta il Pre-Settled Status, di fatto venendo equiparati a chi viveva in UK prima della Brexit. A tal proposito, vi rimandiamo all’eccellente guida realizzata dall’Ambasciata Italiana a Londra, e al webinar sul tema organizzato dai Comites.
Tuttavia, questa strada non è percorribile da parenti non in linea retta: niente fratelli, sorelle, zii, cugini o nipoti (di zio).

La historic residence

Se in passato avete vissuto nel Regno Unito per un periodo di almeno quattro anni e mezzo, è possibile che abbiate diritto al Settled status per historic residence, purché non abbiate completato un’assenza di oltre 5 anni consecutivi da allora (anche un solo giorno nel Regno Unito resetta questo conto delle assenze). In teoria bisognava fare domanda entro il 30 giugno 2021, ma al momento accettano application in ritardo se giustificate da un motivo valido. Dal 9 agosto 2023 le linee guida sono diventate più rigide, quindi è essenziale farsi aiutare: se è questo il caso, rivolgetevi ad un advisor al più presto!

⚠️ Per la maggioranza degli altri casi, beh, vi serve un visto!

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L’immigrazione irregolare è un reato serio, e già moltissimi europei (tra cui italiani) sono stati respinti alla frontiera e, a volte, detenuti per giorni.

I visti e il sistema di immigrazione a punti

Anzitutto, il governo inglese ha realizzato una guida in italiano che spiega il sistema dei visti “a punti” introdotto dopo la Brexit. Non è aggiornatissima ma è sostanzialmente ancora corretta, quindi iniziate leggendola tutta.

Letta? Benissimo! Avrete dunque capito che sono finiti i tempi in cui ci si trasferiva nel Regno Unito “all’avventura”: il sistema di immigrazione, di fatto, limita l’accesso a chi ha motivi fondati (lavorativi, di studio o altro) per voler entrare nel Regno Unito. In linea generale serviranno:

  • Un passaporto.
  • In alcuni settori, il criminal record.
  • Pagare le fees.
  • Un’offerta di lavoro, di studio, o qualifiche specifiche equivalenti.
  • Un salario minimo.
  • Un test di inglese B1 valido per l’emissione di un visto.
  • £1270 sul proprio conto corrente per dimostrare di poter essere autosufficienti.
  • Ulteriori requisiti variabili.

Inoltre, nella maggioranza dei casi le domande per un visto vanno fatte dall’estero. Sebbene sia possibile entrare nel Regno Unito come visitatori prima di ricevere risposta, farlo è in generale sconsigliato. Inoltre, in molti casi occorrerebbe entrare e uscire qualora si ricevesse il visto.

Il primo scoglio: il costo. Tra test di inglese, costo del visto (£610 o £1220 a seconda della durata), Immigration Health Surcharge (obbligatoria, di £624 all’anno), e l’assistenza legale spesso necessaria il costo iniziale per trasferirsi nel Regno Unito non è quasi mai inferiore alle £2000, circa €2200. Di recente ci sono stati aumenti ingenti a queste fees, operativi da ottobre 2023, tra il 15 e il 60%.

La somma dei due importi qui sopra determinerà la maggior parte del costo totale del visto, ma possono esserci altre fees variabili che possono aumentarne ulteriormente il costo.

Facciamo una breve panoramica riguardo i settori più comuni:

Lavoratori dipendenti

Nel caso dei visti lavorativi occorre svolgere un lavoro incluso nella lista di quelli ammessi, ed essere pagati uno stipendio minimo che viene aggiornato ogni anno e si può trovare qui. Inoltre tale minimo può essere superiore per alcuni lavori specializzati, e inferiore per lavori in istruzione o sanità quali insegnanti, infermieri, psicologi, farmacisti e simili. In aggiunta a ciò, questo lavoro occorre averlo già trovato, perché parte della domanda per il visto è includere un certificato di sponsorizzazione da parte del datore di lavoro.

In aggiunta a questo, non tutti i datori di lavoro sono in grado di sponsorizzare: occorre essersi registrati con Home Office, e aver pagato cifre non indifferenti. Ciò ha portato a riscontrare che, in alcuni settori, i lavoratori sponsorizzati hanno stipendi inferiori ai loro colleghi britannici o europei con presettled/settled status, per ammortizzare questi costi. E inoltre: il visto è legato al possesso dello specifico lavoro in questione! Se cambiate lavoro, dovrete trasferire il visto al nuovo employer. Capirete che possono configurarsi situazioni scomode o di vero e proprio sfruttamento.

Mi direte: ma non posso venire come visitatore/turista, cercare lavoro e poi chiedere il visto? La risposta è ambigua, e come abbiamo esaminato in questo articolo l’esito di un simile tentativo dipende dalla discrezionalità dell’ufficiale di frontiera: anzitutto dovreste riuscire a dimostrare all’ufficiale di frontiera che davvero lascerete il paese allo scadere dei sei mesi o prima di iniziare a lavorare, pena il possibile respingimento. Inoltre, le attività permesse ai visitatori sono limitate, e infine se trovate lavoro, per chiedere il visto dovrete lasciare il paese e attendere la risposta per tornare. Per approfondire, consultate l’articolo Visitare il Regno Unito dopo la Brexit.

Studenti

Nel caso dei visti studenteschi, insieme ai requisiti generici indicati qui sopra occorre di nuovo avere uno sponsor, in questo caso uno sponsor studentesco autorizzato come un’università, un collegio o altri enti. Quindi bisognerà fare domanda per i corsi da fuori il Regno Unito, venire ammessi, e chiedere il visto esibendo la lettera di ammissione.

Per fortuna in questo caso esiste una rete di supporto molto migliore che per i lavoratori, sia da parte delle università stesse, sia da parte di moltissime agenzie che assistono gli studenti gratuitamente come ad esempio EU Students in the UK in tutte le fasi.

Per tutti i corsi di durata superiore a sei mesi occorre avere chiesto e ottenuto un visto prima di iniziarli. Attenzione quindi! Non funziona che si hanno sei mesi di tempo per fare domanda, se il corso dura più di sei mesi bisogna avere un visto prima di entrare nel Regno Unito a tale scopo. Occorre anche tenere conto dei tempi: possono volerci anche sei settimane dal momento della domanda all’ottenimento del visto, quindi agite per tempo!

In alcuni casi si applica una fattispecie particolare: uno studente in possesso di una EHIC europea (per un italiano il retro della tessera sanitaria) valida durante il suo corso di studi, e che non svolga alcuna attività lavorativa, può farsi rimborsare l’Immigration Health Surcharge. La richiesta si fa qui, e va fatta entro un anno dalla fine dell’anno corrente. Prima di farlo, approfonditene le conseguenze qui.

Lavoratori autonomi (self-employed, partite IVA, artisti,…) e imprenditori

Nel caso dei lavoratori autonomi la tipologia di lavoro che si intende svolgere diventa la questione dirimente. Al momento, infatti, non esiste un visto generale per lavoratori autonomi. Tuttavia, alcuni di essi potrebbero rientrare nei criteri di visti come:

  • Global Talent visa, per ricercatori, accademici, artisti, e esperti in tecnologie digitali, ma occorre un endorsement o aver vinto un premio prestigioso.
  • High Potential Individual visa, per chi ha ottenuto un titolo di studio da una lista di università prestigiose (al momento nessuna di quelle italiane è nella lista).
  • Innovator visa, per chi vuole creare un nuovo business originale (anche qui occorre un endorsement).
  • Start-up visa, simile al precedente.

Sottolineamo un aspetto specifico: purtroppo, questa disciplina si applica anche alla figura dell’au pair, per cui al momento non è prevista alcuna eccezione. Per ulteriori dettagli si veda il paragrafo dedicato in questo articolo.

Alcuni siti consigliano uno student visa per poter lavorare fino a 20 ore a settimana come au-pair, ma c’è un ostacolo: la guidance del governo esclude esplicitamente il lavoro autonomo (self-employed). Servirebbe, in altre parole, essere assunti come veri e propri dipendenti, ad esempio dalla famiglia ospitante o da un’agenzia. Alla mancanza di un visto specifico per au-pair BAPAA prova a porre rimedio da anni, senza successo.

Familiari

La maggioranza dei visti inclusi qui sopra, inclusi quelli studenteschi, include la possibilità di portare con se il proprio nucleo familiare (coniugi, figli, partner, genitori, o carer). Naturalmente questo aumenta i costi dell’application.

Altra fattispecie sono i visti familiari, attraverso cui ci si può ricongiungere a un familiare britannico o in possesso del permesso di vivere in UK. Un caso comune è quello di coppie che si sono conosciute dopo la Brexit: anche se un partner ha il presettled/settled status, l’altro non potrà ottenerlo tramite EUSS. In generale potrà, tuttavia, chiedere un visto familiare. Salvo eccezioni particolari, il requisito per partner non sposati è di aver convissuto per almeno due anni.

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Londra, meta scelta da tantissimi italiani, è ora molto più inaccessibile di prima…

Ci sono svariate altre fattispecie e tipi di visti, e inoltre può accadere che Home Office crei nuovi visti e strade per emigrare nel Regno Unito. Se ce ne saranno di rilievo per italiani, le annunceremo sulla nostra pagina Facebook e, in un secondo momento, includeremo in questo articolo.

Facciamo una precisazione: l’immigrazione è una materia complessa, e non è lo scopo di questo articolo scendere più nel dettaglio di così. Ci sono tante eccezioni che non trattiamo e relative a specifiche categorie o specifici accordi: il punto di partenza è sempre il questionario del governo che saprà indirizzarvi al tipo di visto che ritiene più adeguato in base alle vostre risposte.

Inoltre è fortemente consigliato avvalersi dell’assistenza di un avvocato esperto in immigrazione. Nel caso di visti sponsorizzati da datori di lavoro, spesso e volentieri sarà l’azienda a mettere un legale a disposizione, ma in tutti gli altri casi raccomando fortemente di rivolgersi a uno specialista per evitare grattacapi.

A tal proposito, segnalo che sia il Consolato di Londra che quello di Manchester mantengono liste di professionisti in vari settori, tra cui la legge, che operano nel Regno Unito:

Cosa NON fare: COA e presettled status

Di recente abbiamo ricevuto notizia di svariati casi in cui una serie di circostanze spiacevoli porta alcuni malcapitati a seguire una serie di istruzioni scorretta e dalle conseguenze potenzialmente serie. Vogliamo illustrarle per mettervi in guardia e capire se siete stati vittime di una situazione del genere.

Fino al 7 agosto 2023, era ancora possibile inviare una late application per l’EU Settlement Scheme (pre-settled/settled status) e ricevere immediatamente un certificate of application. Ricordiamo che l’EU Settlement Scheme dà uno status ai cittadini europei che risiedevano in UK prima del 31 Dicembre 2020, e permette di continuare a vivere e lavorare in UK dopo la Brexit. A meno di fattispecie particolari (ricongiungimento familiare, historic residence,…) questo status è riservato a chi vive in UK da prima del 31/12/2020.

Tuttavia, fino al 7 agosto 2023 quando si inviava un’application si riceveva dopo poco tempo il COA (Certificate of Application), uno strumento pensato per tutelare i diritti in attesa della risposta, e che quindi temporaneamente permette di vivere e lavorare nel Regno Unito a chi ha inviato l’application (a meno che non sia per ricongiungimento familiare). Ma attenzione: la misura del COA è una fattispecie particolare dovuta ai tempi di elaborazione particolarmente lunghi, e alla necessità di tutelare i diritti di chi ha legittimamente diritto allo status e risiede in UK da prima del 31 Dicembre 2020.

Ciò che, più o meno ingenuamente, abbiamo visto fare in alcuni casi ad alcune persone è inviare un’application per pre-settled status (pur non avendo diritto) e una volta ricevuto il COA iniziare a lavorare in UK. Questo è un modo estremamente sbagliato e rischioso di procedere: non appena la vostra application viene processata e rifiutata, infatti, il COA cessa la propria validità e occorre lasciare velocemente il Regno Unito, si potrebbero ricevere addebiti di vario tipo fino a decine di migliaia di sterline (ad esempio per chi ha utilizzato l’NHS) e si potrebbe essere accusati di frode compromettendo l’esito di eventuali future domande di visto. Se qualcuno vi dà questo consiglio, in buona fede o meno, non seguitelo e consultate, invece, un legale esperto in immigrazione se siete intenzionati a trasferirvi nel Regno Unito.

Dall’8 agosto 2023 chi invia una late application non riceverà subito un COA: prima sarà valutato il motivo del ritardo nella domanda tramite un validity check e, solo se ritenuto valido e legittimo, sarà emesso il COA, rendendo inefficace questa strategia che ha causato tanti danni a tanti cittadini europei.

Se invece avete dubbi sulla vostra eligibility in tema di EU Settlement Scheme, vi invito a consultare l’articolo dedicato e le organizzazioni di supporto linkate nell’articolo.

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12 commenti su “Trasferirsi in UK dopo la Brexit”

  1. Ciao, una domanda forse stupida ma e’ possibile viaggiare in UK mentre si sta aspettando di ricevere il proprio visto? Immagino di no ma ho paura che l’elaborazione del mio visto fiance prendera’ piu di sei mesi e quindi mi chiedevo se fosse possibile entare solo per un mese come turista e senza visto oppure richiedere un visto diverso tipo visitatore ma poi cosa accade se il primo viene accettato mentre sono nel paese? Sono senza passaporto al momento ed io e il mio fidanzato non potremo sposarci nei tempi prestabiliti. Credo comunque che con la carta d’identita non sia possibile entrare giusto? Forse mi sono risposta da sola ma vorrei comunque ricevere un parere. Grazie

    1. è sconsigliato, ma ti suggerisco di rivolgerti a un legale esperto in immigrazione per avere un consiglio specifico (che non sono abilitato a dare). In ogni caso, per viaggiare verso il Regno Unito da turisti occorre il passaporto.

  2. My daughter is more than two years old. She tries to renew her passport every time they ask for her. Now she will be 18 years old on 08/02/0022 H. We tried to make an appointment at the new Consulate in Manchester, but we couldn’t. They also had no phone number. The appointment was given to him in oline in 2026. This is not acceptable. My daughter has not seen her father for 4 years. Due to passport renewal and delay

    1. You are an Italian citizen living in a foreign country: it is your responsibility to keep your documents up to date.
      Having said that, this comment is under an article that has absolutely nothing to do with the topic of passports renewal, so I will not answer it. Read the relevant resource.

  3. Io sto vivendo in UK da maggio 2022, ho applicato mi è stato dato il COA ho lavorato nel mentre, tutto in regola…. A novembre mi dicono che sta scadendo di applicare nuovamente…..ed a tutto oggi sono qui…ma so che il mio caso è un casino …ora mi sto appoggiando ad un Citizen advice….io sarei dovuto venire in UK nel 2020 ma la pandemia ha incasinato il tutto

    1. Se non sei mai stato in UK prima del 31/12/2020 e la tua domanda è basata sui tuoi diritti è estremamente difficile che verrà accettata. Di fatto, staresti agendo come raccomandiamo caldamente di non agire nell’ultimo paragrafo dell’articolo. Attenzione!

  4. Ciao vorrei trasferirmi per lavoro a Londra.
    Ho letto che possibile fare il ricongiungimento familiare anche tra cugini di primo grado, sapete dirmi come posso Fare per effettuarlo?
    Grazie

  5. Buongiorno! Una domanda, devo lavorare in UK e per sponsorizzarmi per il visto mi hanno chiestocil criminal record dall’italia indirizzandomi al link del governo per l’application l. Sto avendo difficoltà perché non trovo il “form” che dovrei inviare e vorrei capire se devo effettivamente inviare tutta la documentazione richiesta via posta alla procura di roma! (ho già ritirato il mio certificato penale).

    Qualcuno sa aiutarmi?

    1. Salve, premesso che non possiamo darle consigli legali personalizzati riguardo i visti… da quanto possiamo leggere sul sito del governo UK al riguardo i documenti richiesti sono il certificato penale e/o il certificato dei carichi pendenti. Le informazioni si riferiscono ai documenti richiesti dall’Italia per rilasciarli, dunque se sono già stati rilasciati non serve ripetere la procedura.

      Se la domanda è “dove va incluso nella domanda di visto?” le suggeriamo di porla a chi la sponsorizza, che avrà sicuramente un legale a cui fare riferimento per aiutarla.

  6. Salve, vivo in uk dal 2018. Ho una mia attività e nel frattempo ho avuto un bambino e presto ne arriverà un secondo. I miei genitori vorrebbero venire a vivere con me visto che non ho intenzione (almeno per ora) di tornare in Italia. Il “problema” è che i miei non “dipendono” da me. Hanno i loro risparmi e stanno bene di salute. Esiste una soluzione? Grazie

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